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Sabato 7 Luglio 2012 // 21.00 // Auditorium S. Domenico
Live
Pierre Bastien utilizza diverse mini-telecamere per proiettare i suoi congegni azionati dal Meccano. Contrariamente a ciò che possiamo vedere, ovvero piccole ruote che abbassano chiavi d’organo, sullo schermo sembra di essere catapultati in qualche fabbrica gigantesca, in cui macchinari di taglia indefinibile eseguono ripetute e complesse operazioni per muovere gomene e far vibrare grandi lenzuola, in realtà elastici e strisce di carta. I macchinari circolanti non sincronizzati di Bastien hanno, chiaramente, qualità non umane, come un eccentrico drum ensemble africano, e questa stranezza viene accentuata dalle sue attente proiezioni a più livelli visivi. Sopra a tutto questo Bastien suona piccole partiture di tromba strappate ai primi anni del Jazz, come se King Oliver stesse mormorandogli alle orecchie, tromba spesso mascherata, che in qualche modo risulta come la linea base di una tuba, o come se il silenzio si fosse inceppato in un bicchiere colmo d’acqua gorgogliante. Sullo schermo il mondo monocromo del Meccano di Fritz Lang è invaso da una meravigliosa fontana di bolle blu. Come una miscela tra gli strazianti giradischi di Philip Jeck e le sculture musicali perse nello spazio di Max Fastley, Bastien ha creato un’elegante performance di genuino surrealismo musicale. Egli ha raffinato il suo metodo per oltre due decadi - dieci anni fa Aphex Twin pubblicò “Mecanoid” nella sua etichetta “Rephlex” e lo spettacolo mise in chiaro il motivo per cui Richard D. James ne era così ipnotizzato. Bastien mise fine gradualmente ai suoi misteri meccanici in 45 minuti, ma avrei potuto guardarli per ore.
Clive Bell, The Wire - Dicembre 2010
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